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Wedding and events on Orta Lake

Sarà, come ebbe a scrivere Honoré de Balzac, perché “un poetico e melodioso fascino l’attornia e risveglia inconsuete idee”. Oppure perché, come scrisse Montale, da quelle parti “i salici piangono davvero”. Fatto sta che il lago d’Orta, uno specchio d’acqua di poco più di 18 chilometri quadrati (12 volte più piccolo del lago Maggiore), è una ammaliante sintesi di romanticismo e di mistero. “C’è qualcosa per l’anima, così come per l’occhio” ha scritto a sua volta Edward Docx, uno dei più acclamati novellieri contemporanei, in un reportage comparso tre anni fa sulla prima pagina sul quotidiano britannico The Guardian. “Qui una passeggiata è un’incantevole esperienza meditativa” ha aggiunto qualche mese più tardi Bonnie Tsui, una delle più popolari scrittrici di viaggi, in una corrispondenza pubblicata sul New York Times.

Le terre che si affacciano sul lago, popolate fin dal neolitico, sono intrise di storie e leggende. All’isola di San Giulio, la gemma che spunta fra le due sponde, oggi si arriva in pochi minuti con i motoscafi e i battelli che fanno la spola da piazza Motta, il salotto buono del borgo medievale di Orta che vi sta esattamente di fronte, a meno di mezzo chilometro di distanza. Si narra che quello stesso tratto, sedici secoli fa, San Giulio lo coprì scivolando sulle acque sopra il suo mantello per poi liberare l’isola dei draghi che la infestavano. A dar credito al racconto, nella sacrestia della basilica che porta il nome del santo, è conservato un grosso anello vertebrale fossile che sarebbe appartenuto allo scheletro di una di quelle mostruose creature. Al Sacro Monte di Orta, il complesso edificato sulla collina che domina il borgo proclamato dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità, è legato invece un episodio che sconvolse la vita di Friedrich Nietzsche: tuttora i suoi biografi si interrogano se fra il filosofo tedesco e una giovanissima e avvenente russa, Lou Salomè, davanti ad un panorama mozzafiato, vi sia scappato o meno un bacio. Di certo vi fu almeno un momento di tenerezza da cui Nietzsche ne uscì perdutamente innamorato. Morì diciotto anni dopo, divorato dalla follia. Fra le cose più care custodiva ancora una foto scattata a Orta con accanto Lou. A proposito infine delle “inconsuete idee” – per riprendere Balzac – che il lago d’Orta suggerisce con le sue atmosfere, fu ammirando uno di quei tramonti che incendiano il cielo quando il sole va a nascondersi dietro il monte Rosa che l’avvocato inglese Peter Benenson, come rivelò lui stesso, maturò la scelta la decisione di fondare Amnesty International. Per trent’anni filati, Benenson non ha mai rinunciato a una vacanza a Pettenasco, il civettuolo paese che è a un tiro di schioppo da Orta San Giulio. Era il 1960. Stava passeggiando ai bordi del lago e si trovò a riflettere su una notizia letta su un quotidiano sfogliato nella metropolitana di Londra che l’aveva particolarmente turbato: la condanna a 7 anni di reclusione di due studenti portoghesi colpevoli soltanto, sotto il regime di Salazar, di un brindisi inneggiante la libertà. Pettenasco a Benenson, scomparso nel 2005, ha intitolato la suggestiva e rilassante passeggiata che corre lungo le rive del lago, andando ad incrociare quattro piccole spiagge.

Sono ben 24 i Comuni che gravitano sul bacino del lago d’Orta, con una dotazione complessiva di oltre 4 mila posti letto. Ma proprio Pettenasco, la meta prediletta di Benenson, rivaleggia con Orta San Giulio nelle preferenze dei turisti che arrivano, anche dall’altra parte del mondo, per una settimana di vacanza o un week end. Dipende certo dall’invidiabile posizione baricentrica, assolutamente privilegiata, che caratterizza la località e la rende una base ideale. Ma dipende pure dalla magia degli scorci paesaggistici che si spalancano davanti ai balconi e dal glamour di cene a lume di candela in sale e terrazze che si sporgono sul lago. L’Hotel Ristorante L’Approdo e all’Hotel Ristorante Giardinetto, le due strutture ricettive di punta, sono adagiati così direttamente sull’acqua che si direbbe vi si riflettano dentro. Del lago assorbono tutta la luce e tutti i colori, che cambiano con lo scorrere delle ore. Quando ci si incammina sul sentiero ai bordi del lago, che parte giusto dall’Hotel Approdo e si perde alla foce del torrente Pescone, viene quasi spontaneo sedersi su una delle panchine in cui ci si imbatte. Per abbandonarsi al puro piacere che, in questa sorta di paradiso terrestre, riesce a dare un semplice guardarsi attorno.

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